giovedì 7 novembre 2013

Ti ho visto! di Mireille d'Allancé


Ti ho visto!
Mireille d'Allancé
Babalibri
Paolino ha un compito importante: attraversare il bosco per portare un dolce alla nonna.
Nel suo percorso incontrerà tanti animali che approfittandosi di lui mangeranno tutto il dolce.
Il dolce è finito, Paolino piange, ma i suoi nuovi amici lo aiuteranno a portare fiori, fragole, nocciole e funghi alla nonna, che li offrirà alla strana comitiva.

Questo libro è una versione modificata di Cappuccetto Rosso, una versione più scanzonata e allegra.
Paolino ha un compito difficile da compiere ed è in ansia (mangia un bignè quando si stacca dal dolce per nascondere l'accaduto), non è ancora capace di gestire chi si vuole approfittare di lui (gli animaletti), ma per fortuna questi personaggi non sono personaggi negativi e visto il danno fatto, si sentono in colpa e lo aiutano per andare poi tutti insieme dalla nonna a fare merenda.

Il libro è gioviale, Paolino, responsabilizzato da sua madre, riesce a sua volta a responsabilizzare i suoi amici con il suo "bisogna andare".

Questo libro mi è piaciuto un po' meno rispetto ad altri dell'autrice, ciò non toglie che è comunque un racconto breve che piace.

Secondo me la battuta finale non è molto riuscita (la volpe, a merenda dalla nonna, dice che stranamente non ha fame). Ma l'appunto principale al libro riguarda la scelta della parola "torta". Non so se è un problema di traduzione o del testo originario ma dalle illustrazioni si vede benissimo che la mamma di Paolino non ha preparato una torta ma dei profiteroles (almeno in Italia viene definita così la montagna di bignè). Infatti durante il racconto i personaggi staccano dei bignè e li mangiano. Non so se una piramide di profiteroles può definirsi una torta, sicuramente non rientra nello stereotipo di torta. Perché quindi non adoperare, se non si voleva usare il termine profiteroles o il più corretto croquembouche, la parola dolce?

"Mi raccomando, la torta deve arrivare intera dalla nonna. Conto su di te."
Età di lettura da me consigliata: da 0 mesi 

venerdì 25 ottobre 2013

Che rabbia di Mireille d'Allancé

Che rabbia!
Mireille d'Allancé
Babalibri
Ecco un altro libro di Mireille d'Allancé: Che rabbia!

Roberto torna a casa dopo una giornataccia.
Il padre lo rimprovera perché è entrato in casa con le scarpe sporche, Roberto le lancia in aria. Poi si lamenta della cena e il padre lo manda in camera sua dicendogli di scendere solo quando sarà calmo.
Una volta in camera a Roberto sale una "Cosa", la rabbia, un mostro che distrugge la sua camera fino a quando Roberto non si rende conto che è troppo. E mano a mano che riordina la cameretta, il mostro diventa sempre più piccolo, alla fine lo chiude in una scatola.
A questo punto è pronto per tornare dal padre e gli chiede se è rimasto un po' di dolce.

Anche in questo libro manca l'accoglienza da parte della figura genitoriale che non riesce a immedesimarsi in Roberto che ha avuto una brutta giornata. Ma questa volta Mirielle d'Allancé ci insegna come possa essere utile a volte lasciare i nostri figli a gestire da soli le proprie emozioni. Il padre, infatti, riconosce che Roberto non è calmo, gli chiede di gestire quest'emozione in camera sua e tornare da lui una volta che ciò sarà fatto. E' un grande compito che Roberto deve risolvere da solo.

Roberto va in camera, una volta da solo "sente una Cosa terribile che sale...". Roberto non sa dare un nome a ciò che sta provando ma ne riconosce l'attivazione fisiologica che l'emozione gli crea (la "sente" fisicamente). Ricordiamoci che i bambini esprimono le proprie emozioni fisicamente (ad esempio col pianto nei primi mesi) e solo successivamente imparano a dare loro un nome.
Questo sentimento che non ha un nome sale sale e si materializza un mostro, Roberto in un primo momento si abbandona al volere dell "Cosa" che comincia a buttare in aria i mobili della sua camera, fin quando non si avvicina al baule dei giochi. E' questo il momento in cui Roberto si ravvede e comincia a gestire la "Cosa". La rabbia che era in lui e che si era materializzata in un mostro diventa sempre più piccola e sempre con meno poteri.
Roberto ormai sereno finisce di sistemare tutto, mette la "Cosa" in una piccola scatoletta e va a riconciliarsi col padre.

Roberto ha imparato che la rabbia può rompere le cose a cui teniamo (simbolicamente i giochi) e per evitare ciò possiamo tenerla sotto controllo dentro una piccola scatola.

Il libro è molto bello, le illustrazioni chiare e definite, mi piace in modo particolare come è stata rappresentata la Cosa: un grosso scimmione rosso (richiamo al "rosso di rabbia").

"Ciao", gli dice la Cosa, "cosa facciamo?"
"Tt...tutto quello che vuoi", risponde Roberto.

Età di lettura da me consigliata: dai 18 mesi.

mercoledì 23 ottobre 2013

Ci pensa il tuo papà di Mireille d'Allancé

Ci pensa il tuo papà
Mireille d'Allancé
Babalibri
Sono molto affezionata a questo libro, lo regalai a mio marito circa un anno fa.

Il libro è costituito per lo più da figure accompagnate da piccole frasi.
L'orsetto chiede al padre cosa farebbe se gli capitasse qualcosa, un qualcosa che nelle domande diventa sempre più spaventoso e brutto. Il papà lo rassicura, niente può succedere di male perché "ci pensa il tuo papà"! 

Credo che ai bambini serva sapere che i loro genitori ci saranno sempre, che sono forti e che farebbero qualsiasi cosa per loro. I bambini devo essere sicuri di poter esplorare il mondo senza ansie, devono sapere che possono succedere cose spiacevoli, in tal caso ci sarà il papà ad aiutarli. 

E' come se il protagonista della storia avesse bisogno di questa conferma, sapere che può andare nel mondo tranquillo perché suo padre sarà sempre con lui. E il padre accoglie questa piccola preoccupazione e gli spiega che può andare tranquillo ad esplorare il mondo ma che se dovesse succedere qualcosa, ci sarà lui a soccorrerlo.

Anche questo libro di Mireille d'Allancé (come "Quando avevo paura del buio") insegna a noi genitori l'accoglienza. Accogliere le ansie e le paure dei nostri bambini. Imparare a calarci nel loro punto di vista. Dare atto che possono esserci cose brutte, i mostri, ma che c'è sempre una soluzione.

"E se non mi trovassi nell'acqua?"
"Continuerei a cercarti."
"Dappertutto?"
"Dappertutto!"

Età di lettura da me consigliata: dai 18 mesi.

lunedì 21 ottobre 2013

Quando avevo paura del buio di Mireille d'Allancé

Quando avevo paura del buio
Mireille d'Allancé
Babalibri
Roberto deve andare a dormire ma ha qualche reticenza perché nella sua camera ci sono dei mostri. La mamma gli spiega che non c'è nessun mostro e gli propone come soluzione di tenere la porta aperta e la luce del corridoio accesa. Ma Roberto già lo sa che questa soluzione non funzionerà e infatti come ogni sera i mostri tornano nella sua stanza. Lui è senza difese, "immerso" nell'angoscia. Cerca il suo orsetto, esce dal letto affrontando i mostri per portarlo a riparo e l'orsetto gli propone una soluzione per cacciare via i mostri.

Roberto è abbandonato in preda alle sue paure, paure che vengono forse scambiate per capricci. La madre non riesce a fornirgli una soluzione adeguata e Roberto la trova da solo, grazie al pensiero magico (caratteristico dei bambini).
La soluzione proposta dalla madre (tenere la porta aperta e la luce del corridoio accesa) non andava bene per Roberto. Questo ci fa riflettere su come una soluzione standard possa non funzionare con tutti i bimbi, per questo è molto meglio ascoltare il proprio bimbo e proporre una soluzione costruita con lui e sui suoi bisogni. 

Il libro accompagna l'adulto e il bambino nel sentimento della paura e regala una via d'uscita.
E' un modo per sperimentare la paura in un ambiente protetto (con un adulto che lo accompagna) per poi uscirne e capire che la paura è un sentimento legittimo, che la si può provare, che anche gli adulti la provano, ma a cui c'è un soluzione.

Ma questo libro parla anche di accoglienza. La madre non riesce ad accogliere le paure di Roberto, anzi, nega l'esistenza dei mostri. Sarà Roberto, tramite l'orsetto, a trovare la via d'uscita.. E allora Mireille d'Allancé ci insegna un trucchetto, usare il pensiero magico con i nostri bambini e trovare una soluzione che possa scacciare via i mostri che anche se non visibili esistono.

Mi piace di questo libro il fatto che alla lettura del testo vada accompagnato una lettura dei disegni.

Un libro che consiglio di leggere ai vostri piccoli.

Roberto si trascina su per le scale.
"Non mi piace andare di sopra.
E' tutto buio e ci sono dei mostri nascosti."
"Non c'è nessun mostro", dice la mamma,
"e ti lascerò la luce accesa in corridoio."
Età di lettura da me consigliata: dai 2 anni.

martedì 11 gennaio 2011

L'ombra del vento di Carlos Ruiz Zafòn

L'ombra del vento,
Carlos Ruiz Zafòn
Oscar Mondadori, 2008
Il romanzo più famoso e osannato di Zafòn è collocato cronologicamente dopo "Il gioco dell'angelo", benchè sia stato scritto e pensato prima (tecnicamente quindi è il secondo ad essere una specie di prequel del primo). Io però, come già detto in precedenza, li ho letti in ordine inverso e, forse per questo, non riesco a considerare "L'ombra del vento" migliore del suo seguito, anzi.
Non è solo il fatto di aver perso l'effetto sorpresa...è anche l'intreccio in sè ad essere meno intrigante, a mio parere, dell'enigmatico prequel. Inoltre, durante la lettura, ho sempre avuto una costante sensazione di deja-vu, che deriva dal fatto che tra l'uno e l'altro ho letto anche "Il palazzo della mezzanotte", romanzo giovanile di Zafòn che ne anticipa molte tematiche. Si può ben dire che "Il palazzo della mezzanotte" sia una prova generale, una versione per ragazzi del più maturo "L'ombra del vento"; ma la trama di questi due romanzi è molto simile e alcune suggestioni (ad esempio: lo spettrale personaggio malvagio con gli occhi infuocati che spuntano dall'oscurità) si ritrovano pari pari in entrambi.

In ogni caso, la storia, che si colloca in una Barcellona cinerea e devastata dalla recente guerra civile, narra le disavventure che Daniel Sempère, figlio di un modesto libraio, si trova ad affrontare per colpa di un misterioso libro trovato nel Cimitero dei Libri Dimenticati. Questo sepolcrale luogo raccoglie libri smarriti o dimenticati e, naturalmente (!), i libri di un autore maledetto (Julian Carax) che qualcuno sta cercando da anni di bruciare.
Inutile dire che Daniel si ritrova per le mani proprio uno di questi libri, "L'ombra del vento" appunto, e inizia ad indagare su Carax nei meandri della città, scoprendo intrecci amorosi, rancori giovanili, e antichi segreti familiari nascosti ad ogni costo, in un continuo gioco di specchi tra la realtà di Daniel e il racconto di Carax.
A parte le somiglianze col già citato "Il palazzo della mezzanotte", il romanzo sembra però non decollare mai veramente. Tutte le scoperte e le storie sono raccontate con flashback o con un racconto nel racconto, che appesantiscono un po' la narrazione e tolgono dinamicità all'intreccio.

Come ne "Il gioco dell'angelo", i terribili segreti che Daniel scopre di volta in volta e gli eventi che ne scaturiscono inghiottono sempre più il protagonista in una spirale di mistero che lo porta a svelare tutte gli intrecci nascosti degli amori e delle tragedie della vita di Carax, fino alla risoluzione finale. Qui, a differenza del prequel, tutto viene spiegato chiaramente, niente rimane avvolto nel mistero e d'altronde le vicende narrate non includono nulla di troppo enigmatico o metafisico.
Insomma, se "Il gioco dell'angelo" è paragonabile a un film onirico-metafisico, "L'ombra del vento" è più un giallo misterioso con esplicita spiegazione finale. De gustibus...

"...padre e figlio si confondono  tra la folla delle ramblas, mentre l'eco dei loro passi si perde per sempre nell'ombra del vento."

Il gioco dell'angelo di Carlos Ruiz Zafòn

Carlos Ruiz Zafòn,
Il gioco dell'angelo,
Oscar Mondadori, 2009
Innnanzitutto una premessa: ho letto i libri di Zafòn in ordine sparso...iniziando da "Il gioco dell'angelo", ricevuto in regalo, e andando poi a recuperare, nell'ordine, "Il palazzo della mezzanotte", "L'ombra del vento" e infine "Marina" (unico che devo ancora leggere).
Svelo subito che il convolgimento provato leggendo per la prima volta un romanzo dell'autore spagnolo non si è più ripetuto con i successivi...
Sarà che l'effetto sorpresa dell'affascinante stile narrativo dell'autore si perde un po' di romanzo in romanzo in una inevitabile ripetitività; sarà che la storia misteriosa e a tratti metafisica de "Il gioco dell' angelo" mi ha stregato molto più del maggiormente osannato (e precedente) "L'ombra del vento"; sarà che, bene o male, la storia che Zafòn racconta è sempre la stessa, quasi come un Dan Brown qualunque (!!)...fatto sta che se il primo libro mi ha tenuto incollato dalla prima all'ultima pagina, i successivi li ho terminati solo per spirito di sacrificio.

Già...la storia dicevamo..."Il gioco dell'angelo" si svolge in una Barcellona gotica, immersa nelle nebbie fisiche e metaforiche degli anni antecedenti la guerra civile. Una Barcellona di signorotti e protettori, dame affascinanti e bordelli persi in vicoli bui, piccole librerie indipendenti e Cimiteri di Libri Dimenticati. In questo affascinante contesto si muove il protagonista del romanzo, Daniel Martìn, un giovane scrittore in erba, che seguiamo fin dai primi passi compiuti come dipendente di un giornale locale, romanziere con mille sogni e tasche bucate. Assistiamo al suo primo incontro con il personaggio cardine della sua vita futura: Andreas Cordelli, fantomatico editore parigino che scommette sul suo brillante futuro di scrittore famoso. Angelo o Demonio?

La storia si fa pagina dopo pagina sempre più cupa e misteriosa: scene oniriche di iniziazione ai piaceri della carne, lugubri manieri fatiscenti, una bella dama prigioniera del signorotto della città, un misterioso libro cardine di una nuova "religione", atta a plasmare le menti e offuscare la ragione... e la presenza sempre più inquietante dell'editore parigino con la sua spilla a forma di angelo.
Gli eventi si susseguono come in un vortice da incubo, una spirale di mistero che risucchia sempre più Daniel Martìn verso l'enigmatico finale metafisico, deludente a detta di alcuni, ma non a parer mio...è un degno finale per un romanzo così gotico, affascinante e poliedrico..
Lo paragonerei a un film di David Lynch, cinematograficamente parlando... se non sapete chi sia o odiate il genere, meglio lasciar perdere "Il gioco dell'angelo". Se invece ne siete appassionati come me, allora lo amerete...

"Uno scrittore non dimentica mai la prima volta che accetta qualche moneta o un elogio in cambio di una storia."

lunedì 29 novembre 2010

Buon appetito America di Laurel Evans

Laurel Evans,
Buon appetito America!,
Guido Tommasi Editore

"Buon appetito America!" è un libro di ricette? No. Secondo me è un libro di ricette, un libro di ricordi, un libro di fotografie. Molto piacevole da sfogliare, leggere, consultare.
Le ricette sono della cucina americana. 
I ricordi sono di Laurel Evans un'americana che vive in Italia e che ci racconta della sua America e della sua esperienza in Italia.
Le foto sono del marito dell'autrice, foto di piatti e di volti che raccontano un mondo simile ma diverso dal nostro.

Questo libro mi è piaciuto molto. L'ho comprato per riprodurre alcuni piatti americani mangiati durante un viaggio. Nonostante sia difficile reperire alcuni ingredienti, ho provato alcune ricette come quella per le BBQ Pork Ribs (ho anche provato a fare la BBQ Sauce) e le Buffulo Chicken Wings.
Il libro è divertente, piacevole, le ricette sono spiegate con semplicità...e ci insegna che gli americani hanno una loro tradizione culinaria che va oltre il cibo da fast-food.

Vi segnalo anche il sito dell'autrice: Un'americana in cucina..
Oltre a racconti ed eventi, nel sito l'autrice vi indica dove si possono reperire in Italia alcuni ingredienti.