martedì 11 gennaio 2011

L'ombra del vento di Carlos Ruiz Zafòn

L'ombra del vento,
Carlos Ruiz Zafòn
Oscar Mondadori, 2008
Il romanzo più famoso e osannato di Zafòn è collocato cronologicamente dopo "Il gioco dell'angelo", benchè sia stato scritto e pensato prima (tecnicamente quindi è il secondo ad essere una specie di prequel del primo). Io però, come già detto in precedenza, li ho letti in ordine inverso e, forse per questo, non riesco a considerare "L'ombra del vento" migliore del suo seguito, anzi.
Non è solo il fatto di aver perso l'effetto sorpresa...è anche l'intreccio in sè ad essere meno intrigante, a mio parere, dell'enigmatico prequel. Inoltre, durante la lettura, ho sempre avuto una costante sensazione di deja-vu, che deriva dal fatto che tra l'uno e l'altro ho letto anche "Il palazzo della mezzanotte", romanzo giovanile di Zafòn che ne anticipa molte tematiche. Si può ben dire che "Il palazzo della mezzanotte" sia una prova generale, una versione per ragazzi del più maturo "L'ombra del vento"; ma la trama di questi due romanzi è molto simile e alcune suggestioni (ad esempio: lo spettrale personaggio malvagio con gli occhi infuocati che spuntano dall'oscurità) si ritrovano pari pari in entrambi.

In ogni caso, la storia, che si colloca in una Barcellona cinerea e devastata dalla recente guerra civile, narra le disavventure che Daniel Sempère, figlio di un modesto libraio, si trova ad affrontare per colpa di un misterioso libro trovato nel Cimitero dei Libri Dimenticati. Questo sepolcrale luogo raccoglie libri smarriti o dimenticati e, naturalmente (!), i libri di un autore maledetto (Julian Carax) che qualcuno sta cercando da anni di bruciare.
Inutile dire che Daniel si ritrova per le mani proprio uno di questi libri, "L'ombra del vento" appunto, e inizia ad indagare su Carax nei meandri della città, scoprendo intrecci amorosi, rancori giovanili, e antichi segreti familiari nascosti ad ogni costo, in un continuo gioco di specchi tra la realtà di Daniel e il racconto di Carax.
A parte le somiglianze col già citato "Il palazzo della mezzanotte", il romanzo sembra però non decollare mai veramente. Tutte le scoperte e le storie sono raccontate con flashback o con un racconto nel racconto, che appesantiscono un po' la narrazione e tolgono dinamicità all'intreccio.

Come ne "Il gioco dell'angelo", i terribili segreti che Daniel scopre di volta in volta e gli eventi che ne scaturiscono inghiottono sempre più il protagonista in una spirale di mistero che lo porta a svelare tutte gli intrecci nascosti degli amori e delle tragedie della vita di Carax, fino alla risoluzione finale. Qui, a differenza del prequel, tutto viene spiegato chiaramente, niente rimane avvolto nel mistero e d'altronde le vicende narrate non includono nulla di troppo enigmatico o metafisico.
Insomma, se "Il gioco dell'angelo" è paragonabile a un film onirico-metafisico, "L'ombra del vento" è più un giallo misterioso con esplicita spiegazione finale. De gustibus...

"...padre e figlio si confondono  tra la folla delle ramblas, mentre l'eco dei loro passi si perde per sempre nell'ombra del vento."

Il gioco dell'angelo di Carlos Ruiz Zafòn

Carlos Ruiz Zafòn,
Il gioco dell'angelo,
Oscar Mondadori, 2009
Innnanzitutto una premessa: ho letto i libri di Zafòn in ordine sparso...iniziando da "Il gioco dell'angelo", ricevuto in regalo, e andando poi a recuperare, nell'ordine, "Il palazzo della mezzanotte", "L'ombra del vento" e infine "Marina" (unico che devo ancora leggere).
Svelo subito che il convolgimento provato leggendo per la prima volta un romanzo dell'autore spagnolo non si è più ripetuto con i successivi...
Sarà che l'effetto sorpresa dell'affascinante stile narrativo dell'autore si perde un po' di romanzo in romanzo in una inevitabile ripetitività; sarà che la storia misteriosa e a tratti metafisica de "Il gioco dell' angelo" mi ha stregato molto più del maggiormente osannato (e precedente) "L'ombra del vento"; sarà che, bene o male, la storia che Zafòn racconta è sempre la stessa, quasi come un Dan Brown qualunque (!!)...fatto sta che se il primo libro mi ha tenuto incollato dalla prima all'ultima pagina, i successivi li ho terminati solo per spirito di sacrificio.

Già...la storia dicevamo..."Il gioco dell'angelo" si svolge in una Barcellona gotica, immersa nelle nebbie fisiche e metaforiche degli anni antecedenti la guerra civile. Una Barcellona di signorotti e protettori, dame affascinanti e bordelli persi in vicoli bui, piccole librerie indipendenti e Cimiteri di Libri Dimenticati. In questo affascinante contesto si muove il protagonista del romanzo, Daniel Martìn, un giovane scrittore in erba, che seguiamo fin dai primi passi compiuti come dipendente di un giornale locale, romanziere con mille sogni e tasche bucate. Assistiamo al suo primo incontro con il personaggio cardine della sua vita futura: Andreas Cordelli, fantomatico editore parigino che scommette sul suo brillante futuro di scrittore famoso. Angelo o Demonio?

La storia si fa pagina dopo pagina sempre più cupa e misteriosa: scene oniriche di iniziazione ai piaceri della carne, lugubri manieri fatiscenti, una bella dama prigioniera del signorotto della città, un misterioso libro cardine di una nuova "religione", atta a plasmare le menti e offuscare la ragione... e la presenza sempre più inquietante dell'editore parigino con la sua spilla a forma di angelo.
Gli eventi si susseguono come in un vortice da incubo, una spirale di mistero che risucchia sempre più Daniel Martìn verso l'enigmatico finale metafisico, deludente a detta di alcuni, ma non a parer mio...è un degno finale per un romanzo così gotico, affascinante e poliedrico..
Lo paragonerei a un film di David Lynch, cinematograficamente parlando... se non sapete chi sia o odiate il genere, meglio lasciar perdere "Il gioco dell'angelo". Se invece ne siete appassionati come me, allora lo amerete...

"Uno scrittore non dimentica mai la prima volta che accetta qualche moneta o un elogio in cambio di una storia."