martedì 11 gennaio 2011

Il gioco dell'angelo di Carlos Ruiz Zafòn

Carlos Ruiz Zafòn,
Il gioco dell'angelo,
Oscar Mondadori, 2009
Innnanzitutto una premessa: ho letto i libri di Zafòn in ordine sparso...iniziando da "Il gioco dell'angelo", ricevuto in regalo, e andando poi a recuperare, nell'ordine, "Il palazzo della mezzanotte", "L'ombra del vento" e infine "Marina" (unico che devo ancora leggere).
Svelo subito che il convolgimento provato leggendo per la prima volta un romanzo dell'autore spagnolo non si è più ripetuto con i successivi...
Sarà che l'effetto sorpresa dell'affascinante stile narrativo dell'autore si perde un po' di romanzo in romanzo in una inevitabile ripetitività; sarà che la storia misteriosa e a tratti metafisica de "Il gioco dell' angelo" mi ha stregato molto più del maggiormente osannato (e precedente) "L'ombra del vento"; sarà che, bene o male, la storia che Zafòn racconta è sempre la stessa, quasi come un Dan Brown qualunque (!!)...fatto sta che se il primo libro mi ha tenuto incollato dalla prima all'ultima pagina, i successivi li ho terminati solo per spirito di sacrificio.

Già...la storia dicevamo..."Il gioco dell'angelo" si svolge in una Barcellona gotica, immersa nelle nebbie fisiche e metaforiche degli anni antecedenti la guerra civile. Una Barcellona di signorotti e protettori, dame affascinanti e bordelli persi in vicoli bui, piccole librerie indipendenti e Cimiteri di Libri Dimenticati. In questo affascinante contesto si muove il protagonista del romanzo, Daniel Martìn, un giovane scrittore in erba, che seguiamo fin dai primi passi compiuti come dipendente di un giornale locale, romanziere con mille sogni e tasche bucate. Assistiamo al suo primo incontro con il personaggio cardine della sua vita futura: Andreas Cordelli, fantomatico editore parigino che scommette sul suo brillante futuro di scrittore famoso. Angelo o Demonio?

La storia si fa pagina dopo pagina sempre più cupa e misteriosa: scene oniriche di iniziazione ai piaceri della carne, lugubri manieri fatiscenti, una bella dama prigioniera del signorotto della città, un misterioso libro cardine di una nuova "religione", atta a plasmare le menti e offuscare la ragione... e la presenza sempre più inquietante dell'editore parigino con la sua spilla a forma di angelo.
Gli eventi si susseguono come in un vortice da incubo, una spirale di mistero che risucchia sempre più Daniel Martìn verso l'enigmatico finale metafisico, deludente a detta di alcuni, ma non a parer mio...è un degno finale per un romanzo così gotico, affascinante e poliedrico..
Lo paragonerei a un film di David Lynch, cinematograficamente parlando... se non sapete chi sia o odiate il genere, meglio lasciar perdere "Il gioco dell'angelo". Se invece ne siete appassionati come me, allora lo amerete...

"Uno scrittore non dimentica mai la prima volta che accetta qualche moneta o un elogio in cambio di una storia."

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